Marirosa Fedele: tra jazz e bossanova | Intervista alla cantautrice irpina

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Come anticipatovi nell’anteprima di Domenica, oggi parliamo con un’artista irpina d’adozione ma di origini brasiliane: Marirosa Fedele. Le sue radici latine sono presenti e riconoscibili all’interno della sua arte e della musica, Marirosa è infatti una delle poche cantautrici nostrane che sperimenta l’inclusione di influenze ritmiche lontane dalle nostre, come lo sono quelle sudamericane, all’interno di canzoni costruite attorno alla musicalità classica del cantautorato italiano. Il risultato è decisamente convincente, soprattutto se inquadrato all’interno di un concept album curato in ogni dettaglio come Burattino di asterischi, ultima fatica della nostra ospite di oggi. Ma ora lasciamo a lei la parola e conosciamola meglio attraverso le nostre domande.

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  • Parlaci un po’ di te e di quando e come è iniziato il tuo legame con la musica
    Il mio legame con la musica è iniziato da piccolina, avevo cinque anni quando cantavo per gioco le mie prime canzoni; da lì ho capito che da grande avrei voluto fare la cantante.
    All’età di tredici anni poi ho iniziato a studiare e suonare la chitarra, a sedici cantavo e nello stesso periodo sono iniziati i miei primi concerti in teatro, esibizioni in club e in festival e le mie prime composizioni musicali.
  • Quali argomenti tratti maggiormente nei tuoi testi? 
    Amo molto “ricercare”, attraverso uno sguardo, un sorriso o un gesto, una caratteristica dell’altro e raccontarla nei miei brani. Nell’ultimo mio lavoro dal titolo Burattino di Asterischi, ad esempio ho affrontato un viaggio primo in questa ricerca; Attraverso figure cardine del nostro immaginario collettivo ( Burattino, MangiaFuoco, Narciso, Chicco ) ho cercato di tracciare alcuni nostri aspetti, paragonandoli ai personaggi che nella mitologia o anche nei cartoon che da piccoli ci hanno accompagnato, hanno raccontato quell’emozione e/o caratteristica.

 

 

  • Pensi sia difficile crescere e farsi notare in Italia?
    Farsi notare sì, è molto difficile. Crescere invece credo dipenda molto da te!
    Studiare è fondamentale sia per te stesso che per affrontare al meglio il mondo in cui vorresti lavorare. Conoscendo ciò che fai e ricalcando anche chi prima di te ha raccontato “storie in musica” puoi capire meglio cosa vorresti dire con la tua arte e perché.
  • Finora quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato?
    Costruire il mio linguaggio musicale e performativo!
    Dall’età di sedici anni ho avuto l’opportunità di fare tante esperienze in teatro, in club, in festival con diversi musicisti, e da ogni esperienza ho cercato di imparare sia a livello professionale che umano. Grazie a queste esperienze ho provato a costruire qualcosa che mi rispecchiasse.
  • Ci sono artisti da cui trai ispirazione?
    Gli artisti che più hanno contribuito alla mia formazione artistica sono stati i capisaldi del jazz e della bossa nova: Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Gal Costa, Jobim, Vinicius de Moraes etc… da loro ho appreso il passato, ma dalla musica brasiliana (che credo porti in sé sempre una forte modernità), apprendo l’oggi.
  • Ora parlaci un po’ dei tuoi lavori più recenti.
    All’attivo ho diversi progetti musicali, ma attualmente sto promuovendo il mio progetto cantautoriale Burattino di Asterischi contenente sei brani. È un viaggio introspettivo volto a raccontare le diverse sfaccettature dell’animo umano dove ripercorro, attraverso figure chiave dell’immaginario collettivo, un cammino di rinascita.
    Burattino e Mangiafuoco sono i personaggi cardine scelti per esemplificare la storia narrata, Narciso e Chicco i complementari per definire altri aspetti. Il primo viene presentato come personaggio inerme e silenzioso, il secondo come un uomo crudo e rancoroso, il terzo come un ‘folle’ ed il quarto come un uomo senza radici.
    Ho voluto unire fortemente le ritmiche latine con la musicalità italiana.
    Il progetto musicale inoltre è stato supportato da un bellissimo concept editoriale e filmico curato dal regista, fotoreporter e scrittore Carlos Solito, il quale ha colto immediatamente il senso del disco e del brano rappresentato. Egli, attraverso simboli lesti e piccoli gesti, è riuscito a tradurre perfettamente il messaggio contenuto nel brano e nell’intero disco con i suo scatti.

 

 

  • Ti autoproduci o hai un’etichetta alle spalle?
    Ho un’etichetta che mi segue.
    Qualche tempo fa presentai il mio disco ad alcune etichette e Francesco Caprini di Divinazione Milano ha voluto abbracciare il progetto e lo ringrazio infinitamente perché mi ha dato l’opportunità di far conoscere ed apprezzare la mia musica in Italia.
  • Hai già qualcosa di nuovo in progetto? E quali sono le tue aspirazioni per il futuro?
    Si, ho qualche progetto in cantiere che sto costruendo pian piano…!
    Aspirazioni per il futuro…poter lavorare sempre al meglio e continuare a far conoscere la mia musica in giro.
  • Raccontaci uno dei ricordi più belli legati alla tua carriera di musicista.
    Il ricordo più bello è legato al mio “primo canto in teatro”. Ricordo che grazie ai miei primi maestri di canto Cinzia Camillo e Sergio D’Onofrio ho scoperto il mondo latino, in particolare La Peregrinacion, canzone di Mercedes Sosa (cantante argentina che ha segnato la storia del suo Paese). Questa canzone racconta, attraverso immagini di paesaggi invernali che ci riportano alla solitudine dell’anima, un viaggio carico di difficoltà che affrontano Giuseppe e Maria, i personaggi biblici, per cercare un posto sicuro per il proprio figlio nato da poco, piccolo e indifeso.
    Sono molto legata a questa canzone proprio perché rappresenta il mio inizio!

 

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L’intervista di oggi finisce qui, ma potete continuare a seguire Marirosa tramite il suo sito ufficiale, la sua pagina Facebook e il canale Youtube. Noi la ringraziamo per averci concesso questa intervista e le auguriamo una brillante carriera.
Se volete recuperare l’intervista di ieri, potete leggera quella a Gionathan Todaro, domani, invece, non perdete l’intervista ad un altro interessante cantautore, stavolta romano, Daniele Balzano.
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