Silent Chaos intervista in esclusiva alla band scopriamo chi sono

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Diamo il benvenuto a Silent Chaos su musicisti emergenti. Ecco come è la formazione della band:
Marta Noone: sintetizzatore modulare, voce, effetti
Ugo Vantini: percussioni elettroniche, loops, ambienti

Ecco una breve biografia:

Silent Chaos è un duo di Roma, o meglio, un tutt’uno musicale nato dall’unione di personalità artistiche differenti tra loro, che crea un’essenza dove gli opposti convivono felicemente e si stimolano a vicenda. Infatti, se Ugo Vantini è cresciuto e si è sviluppato in un brodo primordiale denso di progressive rock contaminato dal jazz e dal classicismo, Marta Noone è, invece, la parte inquieta di una generazione elettronica sorta sotto l’ombra nucleare di Chernobyl, che si è nutrita di musica industrial, riecheggiante in costruzioni gotiche permeate di scariche elettriche.
Entrambi sono alla ricerca di un suono, di una nuova possibilità d’espressione che non sia vincolata in schemi prestabiliti e la trovano nell’improvvisazione, nella costruzione di altri mondi musicali fissati nel momento dell’esecuzione, in un’irripetibile composizione estemporanea che fotografa l’attimo creativo.
L’uso di strumenti elettronici, quali il sintetizzatore modulare, i sequencer e la batteria a pad che comanda loop e campionamenti, mette a disposizione dei Silent Chaos una vasta tavolozza sonora da cui i Silent Chaos attingono per definire il personalissimo quadro stilistico.
Ogni composizione determina un’universo speciale nel quale affiorano echi di musica concreta, cori, suoni tribali, noise e ambient, in sperimentazioni sonore che avvolgono e sorprendono all’ascolto anche chi non ha orecchie avvezze a questi generi.

Iniziamo subito con le domande.

Parlateci un pò di voi. Quando avete iniziato a fare musica?

Ugo: Ho iniziato da piccolo percuotendo qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, poi ho continuato suonando la batteria acustica sui dischi dei musicisti che mi piacevano (Frank Zappa, King Crimson, Yes, Gentle Giant e tutti i grandi della musica progressive e jazz-rock degli anni ’70), fino a che mi sono ritrovato a condividere il palco e a collaborare con i musicisti su cui mi sono formato, come ad esempio Vittorio Nocenzi del Banco del Mutuo Soccorso, Gary Green dei Gentle Giant, Carl Palmer di Emerson, Lake & Palmer, Gianni Leone del Balletto di Bronzo, solo per citarne alcuni. Ma non mi sono fermato qui: la logica evoluzione del mio sentire musicale e della mia ricerca stilistica, mi ha portato ad interessarmi sempre più alla musica elettronica e all’uso di strumenti come drum machines e batterie elettroniche a pad; sono stato un precursore nell’uso di macchine quali: Simmons, Octapad, Drumulator, Roland 808, ecc. Questa passione per l’elettronica mi ha portato, nel 2014, ad entrare nello storico gruppo romano di musica elettronica Entropia e nel suo side project Entropia Techno Department. Grazie a loro ho incontrato Marta, con cui abbiamo creato i Silent Chaos che sono l’espressione della sperimentazione musicale più pura che cercavo da una vita.

Marta: Ho iniziato ascoltando tutti i dischi di mio padre e cercando di suonare la sua – allora – gigantesca chitarra acustica. Poi ho continuato cimentandomi nella chitarra classica ed elettrica, mettendo su diversi gruppi con i quali suonavo musica che spaziava dal rock anni ’70 al dark anni ’80. Ma non ero soddisfatta e la mia continua ricerca mi ha portato ad appassionarmi alle macchine elettroniche: ho iniziato a comprare sintetizzatori e drum machines, a sperimentare con diversi software e a studiare sintesi, programmazione MIDI e fonia. Questa ricerca mi ha alla fine portato allo strumento che suono ora, il sintetizzatore modulare, che rappresenta esattamente ciò che stavo cercando: possibilità praticamente infinite, interfacciabile con qualsiasi macchina, fisicamente importante, con cui posso svisare come se stessi suonando una chitarra elettrica, attraverso cui posso filtrare e manipolare la mia voce o voci preregistrate o altri strumenti.

Quali argomenti trattate nei vostri testi?

SC: Non abbiamo testi, la nostra è una musica strumentale e la voce viene usata come fosse uno strumento in un canto senza parole, un melisma. L’argomentazione è nel concetto, nell’esecuzione, nei titoli e nei video che proiettiamo quando suoniamo dal vivo: siamo convinti di star vivendo una nuova preistoria, una preistoria tecnologica, dove alle persone comuni viene data in mano una tecnologia di cui ancora non comprendono esattamente le infinite possibilità ed i lati oscuri che essa cela, che spesso e volentieri porta ad abusi ed alienazione: come un Prometeo che ha donato il fuoco agli umani, ma questi, non conoscendone potenzialità e pericoli, si sono bruciati.
La nostra musica si nutre del tempo non lineare, in una circolarità concettuale di suoni antichi e futuristici; i pezzi evolvono in modo spiraliforme, la musica è strutturata ma non prevedibile, in una composizione estemporanea derivata dall’improvvisazione. Passato, presente e futuro si uniscono mescolando sonorità antiche a stravolgimenti elettronici, filtrati attraverso le esperienze musicali personali. Nelle nostre composizioni la disarticolazione della voce e l’assenza di testi stanno a rappresentare la frammentazione dell’uomo contemporaneo, sradicato dal proprio passato – incarnato nel mito – e dalle radici della propria psiche, trasformato in un automa senz’anima.

Quando è nata la band?

SC: Ai primi di marzo del 2016. L’idea è nata perché avremmo dovuto fare un concerto in un castello con un suonatore di didgeridoo, così abbiamo pensato di miscelare sonorità antiche e ancestrali con suoni più moderni ed elettronici. Quando abbiamo provato siamo rimasti stupiti noi stessi di ciò che era uscito fuori; l’idea e la realizzazione ci sono piaciuti tanto che abbiamo continuato, sviluppando questo progetto come duo. E continuiamo tuttora a stupirci per come il progetto continui ad evolversi ed a migliorare, come avesse un’anima propria, che ci guida costantemente verso strade sconosciute ed inesplorate.

Raccontateci il ricordo più bello della vostra carriera

SC: Sicuramente quando abbiamo concluso la masterizzazione del nostro doppio album d’esordio “micro//MACRO”, la cui prima parte “micro” uscirà per Eclectic Productions a metà maggio. È stata una sensazione fantastica, vedere tutto il lavoro di un anno di registrazioni, missaggi, intere nottate a discutere su concetto e massimi sistemi, finalmente concretizzarsi e prendere forma. Un vero e proprio parto gemellare!

Che rapporto avete con i social network? Come possono rimanere in contatto i vostri fan con voi?

SC: È un rapporto ambivalente: li usiamo quasi per niente per quanto riguarda i nostri account personali, ma li utilizziamo tantissimo per quanto riguarda i Silent Chaos, quindi i nostri fan possono stare tranquilli perché saranno sempre aggiornati su concerti, release, interviste e collaborazioni. Inoltre sono utilissimi per conoscere musicisti e promoter in tutto il mondo e mettere in piedi collaborazioni che altrimenti non sarebbero mai potute nascere.

Progetti per il futuro?

SC: Sentiamo di trovarci al punto di svolta di questo decennio (se non ventennio) di stagnazione totale, quindi puntiamo ad essere tra quelli che inizieranno il nuovo corso musicale, artistico ed umano, spingendo per un cambiamento repentino che porti ad una nuova e giusta valorizzazione della musica alta e altra, delle arti in generale e di chi, come noi, vive la propria vita esclusivamente in funzione della creatività.

Ecco come contattare Silent Chaos
Email ufficiale: [email protected]
Facebook: https://www.facebook.com/silentchaosproject/
Reverb Nation: https://www.reverbnation.com/silentchaos7
Sito etichetta: http://www.eclectic.it/

Ringraziamo Silent Chaos per l’intervista.

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