“Sulla parte di plastica di una cassetta ritrovata in un cassetto c’era uno strato di polvere che si era quasi solidificato. Da lì è nato il nome del mio album, che vuole trasmettere la dimensione del tempo passato. Polvere. è scritto con il punto finale, che rappresenta il granello di polvere. Ma è anche il punto a capo: significa resettare la vita per rincominciare”.
Abbiamo spesso parlato dell’ultimo concept album di Pierpaolo Lauriola, ma ora andiamo a scoprire cosa c’è dietro alla creazione di questo suo lavoro.
Pierpaolo qual è il messaggio di “Polvere.”?
Voglio trasmettere l’idea del tempo che passa. “Polvere.” è un viaggio nel periodo di vita dell’Io narrante.
Le canzoni del disco sono legate da un fil rouge?
Sì. “Polvere.” è un concept album, che lega ogni testo con gli altri. Dalla prima traccia all’ultima si compie un viaggio nella vita dell’uomo. Si parte da “I Silenzi”, che è un dialogo dell’Io con se stesso e si termina con“Io Brindo”. Si inizia con una canzone riflessiva per arrivare a una condizione finale di totale allegria.
Qual è la canzone che preferisce all’interno di “Polvere.” ?
È difficile dirlo. Ce ne sono due alle quali sono particolarmente legato. Una è La Carne del Tempo che rappresenta molto il mio stile. È una storia in musica, con tre ambientazioni diverse. Non mi dispiace anche Sogni e Segni, che può essere vista come una canzone rap rallentata, nella quale non ci sono ritornelli, ma c’è solo una sola lunga strofa che termina con esplosione sonora.
“Polvere.” è proposto in due versione differenti: quella in studio e la ”domo version”. Da dove è nata quest’idea?
Per me la musica è una persona che nasce nuda, che con il passare del tempo sente il bisogno di vestirsi e di crearsi un proprio look. Così sono nate le due versioni dell’album. Ho deciso di produrne una “nuda” e una “vestita”. Sono arrivato Milano e mi sono creato uno studio di registrazione a per iniziare a incidere quei pezzi.