Pierpaolo Lauriola, il cantate dall’anima pop punk

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Foto di Giuseppe Biancofiore

Pierpaolo Lauriola, 39 anni, pugliese e un sorriso sempre stampato sul volto. È nato sul Gargano, la terra di Lucio Dalla, Pino Rucher e i Cantori di Carpino, il 26 Agosto del 1975. È musicista, suona la chitarra, scrive i suoi testi e canta. Il cantautore racconta la sua esperienza con l’arte e la canzone, come si sia avvicinato alla musica e come l’abbia subito amata. Tutto iniziò parecchi anni fa, in un pomeriggio dove due bambini non avevano nulla da fare.

Pierpaolo Lauriola, come ha cominciato a cantare?

Ho cominciato a cantare per caso. Un pomeriggio a casa di un mio amico alle elementari. Cercavamo di riprodurre l’album The Wall dei Pink Floyd. Nessuno voleva cantare e la sorte scelse me. Mia madre quando mi ha sentito per la prima volta s’è commossa. Il giorno dopo mi ha detto “Figlio mio, ma se provassi a fare altro nella vita?” Anche per questo ho cominciato a “smanettare” da subito con i Commodore 64.

Quando ha iniziato a scrivere?

Scrivo dall’età di sei anni, da quando il sistema scolastico m’ha obbligato. Ho iniziato a dare un senso a quegli scarabocchi faticando molto a scrivere correttamente. Sbaglio le doppie, dimentico gli apostrofi, gli accenti, inverto le parole. A otto anni ho rischiato di annegare in mare, a Siponto, vicino a Manfredonia, in un giorno in cui si marinava la scuola con i miei amici, sono stato salvato in extremis dalla mia coscienza, che mi obbligò a restare sul bagnasciuga a scrivere poesie su una Smemoranda. Ma l’evento che più mi ha legato alla scrittura, è stato quando alle scuole superiori ho preso nove in un tema sulle “Ultime lettere di Jacopo Ortis“. Ancora oggi probabilmente resta la mia migliore prestazione con la scrittura. Sullo slancio di quel risultato e complice la mia enorme passione per la musica mi sono inscritto al D.A.M.S. facoltà di Lettere e Filosofia a Bologna.

Che tipo di cantante vorrebbe essere “da grande”?

Vorrei essere un po’ punk, un po’ cantautore, più come De Andrè che come Gigi D’Alessio, un po’ jazz (strizza l’occhio ndr.), una artista che fa ricerca. Vorrei essere anche un po’ pop. In fin dei conti ho molte anime. Da più di venti anni cerco di far risaltare le mie sensibilità.

I lettori di wikitesti sono curiosi…ci sveli un suo difetto?

Faccio domande e non aspetto risposte. Di solito la gente si arrabbia per questo. Io provo a cambiare ma ci riesco solo per brevi periodi. Mi risulta più semplice ascoltare quello che dice la gente nelle sale d’aspetto delle stazioni.

Cosa ama della vita?

Adoro i dettagli, i modi, le cose che rischiano di cadere inosservate: come si appoggia il tacco delle scarpe, come si sfiorano le dita delle mani perché in quei piccoli gesti, ritrovo delle fessure attraverso cui sbirciare l’intimo umano.

A chi le piacerebbe assomigliare?

Mi piacerebbe un giorno alzarmi ed essere come Bono Vox degli anni ottanta, Michele Mari, Eugenio Montale, Jeff Buckley, Giacomo Puccini, Brian Eno, Fabrizio De Andrè, Rui Costa, David Gilmour, Chet Baker, Gipi, Roberto Rossellini , Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini, Gabriele Ferzetti, Vinicio Capossela, Apparat, François Truffaut, Thom Yorke, Miles Davis e tutti quelli che sono riusciti ad affascinarmi con le parole, i suoni o le loro gesta. Woody Allen dice che Amare è soffrire. Se non si vuol soffrire, non si deve amare. Però allora si soffre di non amare. Pertanto amare è soffrire, non amare è soffrire, e soffrire è soffrire. Essere felice è amare: allora essere felice è soffrire. Ma soffrire ci rende infelici. Pertanto per essere infelici si deve amare. O amare e soffrire. O soffrire per troppa felicità. Io spero che tu prenda appunti…

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