Ecco l’intervista completa al giovane rapper emergente Riccardo Gagliotti, in arte Rikval. Scopriamo cos’ha da raccontarci sulla sua vita e la sua musica.
Come promesso nell’anteprima di Martedì, oggi conosciamo più approfonditamente Riccardo Gagliotti, in arte Rikval, lasciando che sia egli stesso a raccontarci di più sulla sua passione, sui suoi sogni e soprattutto sulla sua musica, su DIGGERLAND in particolare, la sua ultima fatica che potrebbe contribuire a dare un forte slancio alla sua carriera.
https://www.youtube.com/watch?v=TmFwfRUSYbA
- Ciao Rikval! Parlaci un po’ di te e di quando e come è iniziato il tuo legame con la musica.
Il mio rapporto con la musica è nato circa tre anni fa, all’età di sedici anni. Sarò sincero, non sono mai stato un perfetto amante della musica fino ad allora, ma avendo approcciato questa cultura quasi per scherzo, l’evento scatenante che ha deciso di farmi mettere in gioco è stata un’esperienza personale che mi ha spronato a fare ‘sta roba sul serio; dovevo sfogarmi e ho voluto farlo attraverso la musica.
- Quali argomenti tratti maggiormente nei tuoi testi?
Mi piace molto il Rap ironico, si può notare questa impronta specialmente nel mio ultimo mixtape,visto che l’ho incentrato quasi tutto su questo stile. Tuttavia non è l’unica tipologia di testi che faccio, mi piace anche fare testi Horror, introspettivi e seri; diciamo che non baso le mie liriche rispettando un determinato standard, scrivo in base al morale con cui mi ritrovo a scrivere, se magari mi sento entusiasta in base a qualche evento positivo che mi è appena capitato la mia penna imprime quelle emozioni attraverso i testi, stessa cosa se è il contrario.
https://www.youtube.com/watch?v=0F0C_VkJzug
- Pensi sia difficile emergere come rapper in Italia?
Più che altro penso che siamo troppi, conosco un botto di gente che ha talento da vendere eppure ancora lava i piatti al ristorante o riempie i serbatoi delle macchine, il fatto è che c’è troppa competizione là fuori e sulla luce di un mondo ormai proiettato sulle “spinte” è difficile emergere da perfetto sconosciuto. Nulla è impossibile, sia chiaro, altrimenti già avrei lasciato perdere, secondo me bisogna crearsi le giuste cerchie di amicizia con rapper emergenti validi che a loro volta conoscono rapper ancora più validi con un minimo di seguito e così via, solo così può crearsi una sorta di effetto calamita che ti porta a circondarti di gente valida che può aiutarti a mettere in mostra le tue doti e la tua musica, infilandosi in un contesto che ti permetta di essere rispettato dai tuoi colleghi, e il rispetto lo ottieni solo attraverso il talento.
Sento molti affermare che il seguito te lo crei con i live, non hanno torto ma ho sempre pensato e sono fermamente convinto che un video girato con i controcoglioni, ma soprattutto che abbia stile, possa dare una vera svolta alla carriera. Inoltre sento ragazzini alle prime armi dire “Lo faccio per passione” ma mentono a loro stessi perché è risaputo che dopo la prima avversità mollano perché non ottengono tutto e subito, tutto pronto servito su un piatto d’argento come fosse un videogioco. Appena si rendono conto che non è così facile mollano la presa. Secondo me bisogna perseverare anche dopo ripetuti fallimenti, solo così si può raggiungere il traguardo, attraverso il fallimento, non la rinuncia.
- Che tipo di difficoltà hai incontrato finora?
Le uniche difficoltà che ho incontrato sono state soprattutto psicologiche.
Nel senso che mi è capitato di avere momenti difficili riguardo la musica, penso che capiti a tutti prima o poi o con una certa regolarità, l’importante è riprendersi e tornare più incazzati di prima.
- Cosa pensi del modo in cui è cresciuta la scena rap nel nostro Paese in questi ultimi anni?
Penso che durante questi ultimi anni la scena sia cresciuta parecchio, non siamo ancora al livello dei francesi (inutile citare gli americani) ma siamo sulla buona strada. La cosa che mi ha colpito è che si stanno sviluppando sempre più sound (made in USA), guarda caso tutti fanno TRAP ora, però il fatto che si porti in Italia una cosa che sta spingendo in altri continenti non può che farmi solo piacere. Tengo a precisare che quel “tutti fanno Trap” non era oltraggioso, anche io la faccio e la amo alla follia, lo ammetto, ma trappare non è obbligatorio, questo era il senso.
- Presenta il tuo ultimo album ai nostri lettori.
Il mio ultimo lavoro è DIGGERLAND.
Diggerland non è un viaggio nei meandri del subcoscio psicologico, Diggerland è un breve sipario “ironico” che tende a far vedere le cose dal punto di vista di chi sta lassù a noi comuni mortali. Per questo progetto mi sono creato un personaggio, una sorta di Robin Hood, “Il ricco buono” fantasticando e immaginando di vestire i panni di chi ha potere economico, sputtanando la tipologia stessa di questa fascia di potere. Non è un ‘figa, soldi’ e basta, molti di voi non lo capiranno o si fermeranno a un giudizio stereotipato etichettandolo come ‘poco di buono’, ma chi capirà il mood dell’album ne resterà divertito, prendendo la cosa con simpatia, perché il concetto va ben oltre. Non sono un gangsta né un riccone, Diggerland crea in Rikval un personaggio divertente, un “ricco buono” che sputtana il mondo dei ricchi, quindi ci troviamo di fronte ad un personaggio che ce l’ha fatta e fa giustizia alle ingiustizie incontrate nella vita grazie alla posizione acquisita, per cogliere meglio il significato dovete ascoltare la traccia “Se io facessi il gangsta” altrimenti l’avrei chiamata “Gangsta” e basta.
Quindi niente testi da depressione, testi enigmatici o contorti, Diggerland è ironico, è un esperimento melodico. Ci saranno sicuramente pezzi un po’ più personali come “Another Love Story” o “Back in the days” ma il contenuto generale deve essere preso con simpatia, ciò servirà a capire se il personaggio che ho inventato vi piace.
https://www.youtube.com/watch?v=W4nll2gtKfw
- Hai già qualcosa di nuovo in progetto? E quali sono le tue aspirazioni per il futuro?
Attualmente nulla, voglio un po’ distaccarmi dal cantiere musicale e tornare a concentrarmi sulla realtà. Ma questa affermazione non deve essere fraintesa, continuerò a rilasciare singoli e magari, chissà, prossimamente nuovi progetti in vista.
Ricordo che il mio penultimo mixtape “PEZZA MIXTAPE 2” avrà un seguito ma non si sa quando.
- Raccontaci uno dei ricordi più belli legati alla tua carriera.
Ricordi più belli fino ad ora sinceramente non ce ne sono, più che altro tutto legato a un fattore di concretezza, sono nel bel mezzo dei miei primi anni di carriera e mi auguro di svilupparli in futuro i bei momenti da ricordare. Però si ne ho uno, se proprio si può chiamare in questo modo: riguarda la conoscenza della mia crew attuale, i “Suicide Minds” gruppo composto da: Nemesi, Vez e J Sick, saluto anche Dream, ex membro della crew. Grazie a questi fantastici ragazzi sono riuscito a scoprire cosa significasse lavorare in gruppo e non in modo individuale come ero abituato a fare prima, grazie a loro ho potenziato la mia conoscenza per questa cultura e continuo ancora a farlo. Quindi grazie SUICIDE MINDS, ma soprattutto grazie NEMESI, primo membro del gruppo che ho conosciuto e mi ha inserito all’interno della family.
Per concludere vorrei salutare un po’ di fratelli e colleghi, innanzitutto la mia label, FlowsMusic e il suo manager Gianmarco Sanapo, che mi sta sostenendo alla grande e non posso che ringraziare, poi vorrei citare gli altri miei compagni: Marsico, Entropia, Double, Joyce, B-Rain, Fanuel, Gryme, Novik, Leonida, Demon, Twin-M, Overmic, Drew e Rius.
Se anche voi siete rimasti colpiti dal talento e l’entusiasmo di Rikval, potete continuare a seguirlo sulla sua pagina Facebook, su Instagram e sul suo canale Youtube dove ascoltare tutte le sue release.