Oggi, per la prima volta nella nostra rubrica, daremo voce a chi non lavora con la voce ma con le dita. Dopo aver parlato con Sarah J. Jones infatti, ora leggeremo cos’ha da dirci Marco Mancini, pianista e compositore ventisettenne piemontese, più precisamente di Orbassano, in provincia di Torino. Amante del jazz e del blues sui quali si è principalmente basata la sua formazione, è attualmente impegnato principalmente nella composizione di colonne sonore per film e cortometraggi, ma non ha intenzione di fermarsi a questo. Scopriamo di più su di lui.
- Marco, quando è iniziato il tuo percorso musicale?
La musica, in un modo o nell’altro ha sempre fatto parte della mia vita, in quanto il mio legame con essa parte fin dalla più tenera età, poiché son cresciuto all’interno di un ambiente radiofonico, vale a dire Radio Ambassador One, radio libera nata nel 1976 ad Orbassano. Insomma vivevo tra scaffali e armadi stracolmi di vinili in un ambiente dove incominciai precocemente ad ascoltare ogni tipo di musica. Il mio primo approccio con lo strumento avvenne all’età di nove anni, dietro incoraggiamento di mio padre e mia madre, ma non mi appassionai in particolar modo, tant’è che dopo un anno di lezione abbandonai. Cinque anni dopo improvvisamente le cose cambiarono, non saprei dire di preciso quale fu il motivo che fece scattare la molla, eppure mi venne una forte voglia di suonare il pianoforte, volevo imparare e avrei fatto qualsiasi cosa per ottenere il mio obbiettivo. Così incominciai a studiare la teoria di base, prendendo lezioni da un maestro privato di Orbassano, poi durante il mio percorso di studi cambiai diversi maestri, presi lezioni per un anno nella scuola di musica Agamus di Grugliasco, oggi studio jazz e prendo lezioni da un maestro di Torino, molto bravo. Sono certo che non mi fermerò mai e continuerò a studiare per tutta la mia vita, la musica è troppo vasta e secondo me servirebbero diverse vite per comprenderne a pieno il complesso paradigma.
- Credi sia difficile emergere nel tuo campo, in Italia?
Per quanto mi riguarda, certamente la mia strada risulta meno battuta poiché, non avendo seguito un percorso di studio classico, introdursi nell’ambiente musicale risulta più difficile. Mi ritrovo con meno porte aperte e quindi si deve lavorare tanto e avere molta pazienza per trovare la soglia giusta da attraversare, ma la cosa non mi preoccupa. Io suono e compongo perché mi piace farlo e continuerò a farlo nel tentativo di conquistarmi la mia piccola fetta di immortalità; è il sentimento a guidarmi.
- Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate finora?
Essere se stessi musicalmente parlando, in un mondo dove anche la musica è divenuta un mero prodotto di consumo; stare al passo con i tempi, oggi viviamo in un mondo in continua evoluzione. Di fatto la mia generazione è cresciuta ed è vissuta alla fine dell’era analogica, oggi si ritrova catapultata nell’era tecnologica, per stare al passo con questa veloce evoluzione un compositore moderno non deve solo essere un esperto musicista e un profondo conoscitore della teoria, ma deve anche saper usare complessi software audio, essere lui stesso un tecnico audio. Certo non è obbligatorio, ma sicuramente offre al giovane, invisibile e spesso squattrinato compositore, la possibilità di tagliare in parte i costi di produzione e sicuramente ampliare le possibilità creative. Trovo difficile, infine, il dover condurre una doppia vita, perché di sola musica oggi è difficile vivere.
- Parlaci dei tuoi lavori più recenti e dell’ultimo in particolar modo.
Nel 2012 ho contribuito a musicare il cortometraggio Punisher: The FanMovie, regia di Daniele Nicolosi, con un mio pezzo composto per pianoforte. Al momento faccio parte dell’associazione Metropolis Film di Orbassano, fondata dai Fratelli Nicolosi. Sono stato ingaggiato per creare le colonne sonore del cortometraggio western Along The River, con Franco Nero; il lavoro procede a gonfie vele, alcune musiche sono già composte altre sono in fase compositiva, altro non posso dire, ma una volta ultimato il corto potrete sentirle.
- Ti autoproduci o hai un’etichetta alle spalle?
Non ho mai cercato un’etichetta, quindi sì, mi autoproduco, il che non è male perché mi lascia piena libertà creativa.
- Attualmente stai lavorando su dei nuovi progetti?
Prima voglio concentrarmi e portare a termine il lavoro con la Metropolis Film, e comunque essendo un membro attivo dell’associazione credo che la nostra collaborazione potrà tranquillamente continuare, e spero crescere. Non so quando, ma ho in progetto di creare un video musicale su un mio pezzo per piano, La Ballata del Giullare Ubriaco.
- Qual è la tua massima aspirazione per il futuro?
Quella di riuscire a fare della mia passione un lavoro un tempo pieno.
- Raccontaci uno dei ricordi più belli legati alla tua carriera.
I ricordi più belli legati alla musica, risalgono al periodo in cui suonavo nella trattoria-pizzeria Ambassador, intrattenendo e divertendo i clienti con la mia musica, con il mio Blues e le mie composizioni. Quel periodo fu molto divertente, ma son sicuro che l’avventura che mi sto preparando a vivere porterà molti altri momenti stupendi ed emozionanti.
Ringraziamo Marco per la sua disponibilità e speriamo di sentir presto parlare nuovamente di lui. Se volete continuare a seguire le sue composizioni potete farlo tramite la sua pagina Facebook, il suo canale Youtube, su Soundcloud, oppure sul suo sito.
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