La musica è uno dei doni più belli che la vita ci regala – ci dice Pierpaolo Lauriola. Suono da quando avevo tredici anni, anche se ho cominciato da molto prima con una chitarra che mio padre mi regalò di ritorno da una fiera a Verona. Dietro alle sei lettere che compongono la parola musica ci sono le giornate passate in studio, le ore sui palchi, l’attesa per un’idea che poi diventa canzone, la condivisione con altre persone sia dell’ascolto che della possibilità di suonarla insieme. Quando tutti gli strumenti si uniscono formano una melodia, un suono, un movimento di note che fa emozionare suscitando brividi di piacere. Grazie alla musica ho conosciuto tante persone ed ho condiviso tanti bei momenti.
Qual è stata la prima circostanza in cui si è sentito “un musicista”?
A dodici tredici anni forse. Quando ho iniziato a studiare musica prima e poi a suonare con altri. L’idea di stare in una stanza e contribuire con le note a quel gioco di squadra chiamato “band” mi ha sempre emozionato.
Qual è il suo genere musicale preferito?
Ho sempre tanta voglia di conoscere nuove composizioni e nuovi artisti. La mia lista sarebbe lunghissima. Mi piacciono molto tutti quei musicisti che riescono a rinnovarsi. Che riesco ad esplorare nuovi territori come viaggiatori in terre nuove. Mi piace chi riesce a trovare un suo modo di comunicare le note. Non è importante essere originali a tutti i costi, ma avere un proprio linguaggio che sia capace di raccontare una personale storia. Questo è quello che ho sempre cercato di fare io con le mie canzoni e le mie sperimentazioni.
C’è qualche artista che l’ha particolarmente influenzata?
Gli artisti che mi hanno maggiormente influenzato sono stati gli U2, quelli degli anni ottanta e inizio anni novanta, i Pink Floyd, Fabrizio De Andrè, la musica cantautorale del Gargano, i Sonic Youth, i Radiohead, i Sigur Ros, l’elettronica di Apparat, Burial e Four Tet, il jazz di Chet Baker e Miles Davis. Con il passare degli anni si aggiungono nuove scoperte. Per me, la conoscenza di nuove musiche è linfa vitale.
Secondo lei i le nuove tecnologie possono aiutare la musica?
Credo di si. Gli strumenti che abbiamo a disposizione oggi come i Social, le webzine, lo streaming se ben utilizzati possono aiutare.
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