Ecco la nostra nuova recensione: oggi abbiamo ascoltato per voi “Luna d’inverno”, primo album in italiano di Alessia D’andrea, cantante che dopo aver vinto il “Premio Mia Martini” ed il “Premio Musicultura”, nel 2004 inizia ad essere recensita ed apprezzata più all’estero che nel Bel Paese. Ora è tornata, con un cd composto da 10 brani, nove dei quali in Italiano.
Luna d’inverno è un album che scorre via veloce, tra musicalità dolci ed una voce soave. Una voce che rende molto di più in inglese, come avviene nel pezzo “Beyond the clouds” dove un leggero graffio e tutta la profondità dell’intonazione di D’andrea esce finalmente allo scoperto come forse non aveva fatto nelle canzoni precedenti.
Due pezzi dell’album colpiscono, positivamente, mettendo quasi i brividi. Uno è “Non portarmi via”: in questo singolo sembra quasi che una giovane ragazza si rivolga con dolcezza ad un uomo più grande, implorandolo di non portarla via dalla sua vita spensierata se non per stringerla in un abbraccio di amore sincero. Se si hanno le cuffie e si passeggia per strada si ha quasi la tentazione di pensare ad altro, intuendo una banale storia d’amore messa in musica. Dopo pochi secondi, però, si rimane impalati, si cerca un appoggio e ci si siede. La giovane non sta implorando un uomo ma l’onda dello tsunami che il 26 dicembre del 2004 ha spazzato l’oceano indiano. Sta implorando con rassegnazione l’onda “Non portarmi via ma se devi , tu fammi volare e che un abbraccio sia per me”.
Crudo e graffiante è anche “Caccia alla volpe”. Non è una canzone, perlomeno è un pezzo totalmente diverso rispetto agli altri nove. Alessia recita, non canta, la musica è solo un sottofondo. Si parla di una volpe, cacciata, che spinge i cacciatori verso un burrone in cui troveranno la morte. E’ una vera e propria fiaba e come tutte le fiabe maschera la realtà dietro figure allegoriche: nel dirupo infatti non finiscono solo cacciatori ma anche “gli stolti, i presuntuosi, tutti coloro che non sanno frenare i loro istinti” a cui Alessia non concede nemmeno il perdono di Dio. Scordatevi la comprensione, scordatevi l’insegnamento cristiano del porgere l’altra guancia, rivalutate il concetto di vendetta. E’ un pezzo coraggioso, non banale e sicuramente anticonformista. Un brano che dà valore all’album.