Metromoralità: il nuovo album di Adolfo Dececco, recensito

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Le contraddizioni della vita, la mancanza di punti fermi e la consapevolezza che quelli del passato non sono più in grado di dare risposte soddisfacenti in questo periodo storico, soprattutto per la generazione quella dei 20-30 enni, che vive precaria ed a volte senza senso.

C’è tutto questo in Metromoralità, il nuovo album di Adolfo Dececcpo, giovane cantautore 28 enne. Il disco, composto da dieci brani, sembra quasi dividersi in due filoni. Le prime canzoni, tra cui quella che da il titolo all’album, sono tutte proiettate verso un’analisi profondamente emotiva della società che ci circonda. Partendo da esperienze personali, probabilmente le sue, Dececco volge uno sguardo verso l’esistenza della sue generazione, verso la sua caducità e le sue contraddizioni. È un disco che non dà risposte ma non è semplicemente disilluso. Con una musicalità che risente fortemente dell’influenza di Francesco de Gregori, ascoltando il disco non si può non far riferimento a Rino Gaetano. Una sonorità semplice, tante metafore

“Tra grilli parlanti e bandiere di vecchi colori che gridano cose diverse ma quando li senti sono solo rumori” è una frase emblematica di Metromoralità: una critica alla classe politica, un disperato bisogno di una guida che manca e per il quale ruolo nessuno si candida eppure, come detto, un amore incondizionato per la vita che nonostante le sue contraddizioni sembra proprio valere la pena di essere vissuta. L’importante è che lo si faccia in profondità, altrimenti si è superficiali, si perde tempo e quindi vita e si arriva al punto per cui “basta una foto bella per non essere brutti”.

Le canzoni che chiudono l’album sono decisamente più introspettive e sembrano descrivere una storia d’amore. Dapprima desiderata, poi vissuta e sognata nella sua semplicità, infine sicuramente finita con tanto di rimorso finale, un rimorso per nulla velato nella canzone “come si coltivano i fiori”.

La musica è semplice, orecchiabile e non potrebbe essere altrimenti per dei testi che vanno assaporati e digeriti in ogni singola parola. C’è disillusione ma non malinconia. Ogni aspetto della vita, anche quello negativo è nello stesso tempo positivo ci dice Dececco: non c’è bene senza male, non c’è felicità senza tristezza, accettare i piedi vuol dire avere le ali. La voce è semplice, pulita, fa riflettere. Per chi ama il cantautoraggio e la riflessione è un ottimo disco. Per chi cerca delle risposte no, ma per chi vive la vita e la assapora arriva dritto.