Settimana di alto livello musicale questa appena trascorsa per la nostra rubrica. Abbiamo alternato rapper/beatmaker come ICE e SJ a rock-band innovative, accattivanti e di alto livello come gli WOP e i The Dark Shines. È arrivato il momento di conoscere meglio l’ultimo intervistato di questa intensa settimana, Er Mosè, di cui vi avevamo già anticipato qualcosa lo scorso Mercoledì. Rapper emergente romano particolarmente attento ai testi e alle tematiche da trattare, si considera un vero e proprio poeta del flow. Conosciamolo meglio attraverso le nostre domande.
- Parlaci un po’ di te e di come è nato il tuo legame con la musica.
Mi sono sentito da sempre legato alla musica, l’ho sempre amata in tutti i suoi generi. Il rap per me non è musica, è poesia. Ho iniziato proprio perché sentivo di avere qualcosa da dire piu degli altri.
- Quali argomenti tratti maggiormente nei tuoi testi?
Quando scrivo cerco sempre di coinvolgere l’ascoltatore nel mio disagio o in qualsiasi altra emozione io provi ad esprimere. Posso scrivere per amore, per protesta o semplicemente “pe fattela prendere a bene”.
- Pensi sia difficile emergere in Italia?
È molto difficile emergere ovunque. Ora come ora grazie ad internet, i social e quant’altro molte più persone possono intraprendere questa strada, generando una forte concorrenza.
- Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato?
Sicuramente l’indisponibilità economica. È importante accompagnare una traccia con una buona registrazione e un video professionale. Ormai l’immagine conta più del arte stessa.
- Cosa pensi del modo in cui si è sviluppata la scena Rap italiana negli ultimi anni?
Ultimamente il Rap si sta commercializzando molto; da poesia sta diventando semplice musica. Testi sempre più scontati con la priorità data ad un flow che cerchi di rendere una traccia più vicino a ciò che si sente ora su Mtv. La cosa non mi esalta più di tanto.
- Torniamo a parlare della tua musica, parlaci dei tuoi ultimi lavori.
Quest’anno ho pubblicato il mio primo mixtape, Hate Rec, ho cercato di riassumere in dieci tracce il disagio del mio Paese e dei miei coetanei senza essere troppo banale o troppo crudo. Nel tape si trova anche qualche pezzo in extrabeat e qualcosa di più attuale, anche per far digerire meglio il lavoro ad un pubblico più vicino al Rap commerciale.
- Vai avanti con l’autoproduzione o ha un’etichetta alle spalle?
Lavoro con vari DJ molto validi, ma per ora tutto il mio lavoro è autofinanziato.
- Hai già qualche idea su cui lavorare dopo Hate Rec?
Per ora sto lavorando a vari singoli e collaborazioni. Vedo lontana l’idea di produrre un nuovo mixtape, per quest’anno credo che chiuderò con roba più soft, diciamo.
- L’intervista volge al termine, raccontaci di un bel ricordo legato alla tua carriera!
Ho sicuramente un bel ricordo degli inizi, i primi live con la mia crew. Diciamo che il rap mi ha fatto girare molto e di esperienze me ne ha regalate abbastanza. A suo modo sa ripagare.
Finisce così anche questa settimana dedicata alla scoperta del panorama musicale emergente italiano, ma ricominceremo Lunedì con una band di cui vi parleremo nell’anteprima di domani. Ringraziamo Er Mosè per averci concesso questa intervista e vi invitiamo a continuare a seguirlo tramite la sua pagina Facebook e il canale Youtube.
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