Recensioni. “A la carte” il nuovo album di Paolo Serazzi

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Il jazz, la musicalità affascinante, i ritmi estivi e delle vere e proprie fiabe raccontate su note impregnate di ritmo avvolgente. Tutto questo è “A la carte” il nuovo album di Paolo Serazzi e La Cucina. Tra la band e il cantautore, ma sarebbe meglio definirlo un cantastorie, c’è una sorta di simbiosi magica che si trasferisce all’ascoltatore.

Dal vivo. Il cd si fa ascoltare, magari ad alto volume, e porta a ballare ed a tenere il ritmo schioccando le dita delle mani. Prende vita in studio ma si ha come l’impressione che sia registrato in presa diretta, magari sul palco, ed ascoltandolo si teme quasi di aver commesso un sacrilegio ad aver fissato in file tutte quelle note che invece dovrebbero fluttuare nell’aria ed essere scomposte e ricomposte a piacimento da questi fantastici musicisti.

Le canzoni. Sono fiabe, rappresentano gioie e dolori, croci e delizie dell’esistenza umana. Il tutto condito da un ritmo che non ci si stancherebbe mai di ascoltare e dalla voce di Serrazzi, che come un vero cantastorie, recita e canta.

Riferimenti. Ascoltando “A la carte” non si può non far riferimento a Vinicio Capossela come ad Angelo Branduardi. La ricchezza del suono, le figure retoriche utilizzate, il sapiente dispiegarsi delle parole. In Balkan, per esempio, Serazzi descrive con parole inaspettate quello che accade tra un uomo ed una donna quando scoppia la passione. Una passione che non riesce a spiegarsi tramite le parole e che quindi si dimostra con i gesti, attraverso le mani. Una sensazione che non si può spiegare per raccontare la quale, però, Serrazzzi ha trovato parole e musica.

Poesia e ironia. Nell’album c’è tutto l’eclettismo di Serazzi. Si passa da un pezzo ironico come “il portiere Fosco”, che fa sorridere dall’inizio alla fine e che descrive una prestazione pessima di un estremo difensore, a vere e proprie poesie in musica: in “ come una rumba” si descrive la nebbia che pervade dei portici in un modo che permette quasi di toccare ed odorare le foschia, molto più di quanto si possa fare in realtà.