Cominciamo questa nuova settimana con un’intervista molto particolare. Stiamo infatti per parlare con Cono Cinquemani, cantautore siciliano attualmente impegnato nella promozione del suo spettacolo musical-teatrale dal titolo Siculish. Cosa vuol dire, o meglio, cos’è il Siculish? Una lingua ibrida, frutto dei movimenti migratori di inizio Novecento, nata dall’unione di Inglese e Siciliano. Quello di Cono è un progetto che parla sì, di storia, ma di una storia che non è finita, è una storia ancora attuale come non mai, che ci ricorda il nostro passato per lasciarci capire il nostro presente. Siculish non è, però, l’unico importante progetto di Cono Cinquemani, lasciamo che sia lui stesso a raccontarci di più.
- Cono, parlaci un po’ di te, e raccontaci quando e come è nato il tuo legame con la musica.
Ho iniziato a fare musica da piccolo, a nove anni; il mio primo approccio con la musica è stato con la banda del mio paese. In un piccolo centro della provincia catanese, negli anni ’80, le scelte degli hobbies ricadevano sul calcio o sulla banda di paese. Scelsi la seconda alternativa, non ho mai giocato a calcio. La banda di paese era un circo pieno di suoni, di strumenti e di divise da indossare per le feste e i funerali. Prendere parte a quel circo fu per me la prima grande esperienza musicale. Dalla banda, dopo qualche anno, sono passato alle band, tutta un’altra musica. L’esperienza cantautoriale inizia nel 2005 con il progetto Vossìa e con le prime collaborazioni in progetti in acustico.
- Cosa racconti nei tuoi testi?
Gli argomenti trattati nei miei brani corrispondono ai progetti artistici cantautoriali; nel progetto Vossìa ho raccontato storie legate a personaggi e miti della tradizione siciliana attraverso l’uso dei proverbi della lingua siciliana. Con Siculish ho iniziato una ricerca sulla lingua trasformativa siculo-americana, la variante dialettale parlata dagli emigrati siculo americani nelle little Italies americane. Ish è, invece, l’ultimo progetto che pone la lente su due gravi incidenti della storia dell’emigrazione italiana; la strage di Monongah e quella di Marcinelle.
- Trovi difficile sia farsi notare in Italia?
Non credo sia difficile farsi notare, lo sforzo più grande è quello di rinascere ogni volta creando idee e stimoli accattivanti. Fare musica, dare vita a qualsiasi opera d’arte vuol dire donarsi completamente; se si crea con sincerità la risposta arriva subito, anche in Italia.
- Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate finora?
La difficoltà maggiore incontrata finora, soprattutto in Sicilia, è stata la scarsissima collaborazione e apertura dei potenziali commitenti verso la musica inedita. Gli enti pubblici, le strutture ricettive e le grandi attività commerciali sono restii ai progetti di musica inedita, gli unici timidissimi segnali di apertura arrivano dalle piccole librerie, dai caffè letterari e dai piccoli teatri.
- Parlaci un po’ di Siculish, il tuo ultimo progetto.
Siculish è il mio ultimo progetto musicale teatrale; ho avuto il piacere di portare per tutta Italia un progetto inedito e davvero sperimentale. La lingua dei siculoamericani nata dalla commistione dei dialetti siciliani con l’angloamericano è diventato un codice musicale e cantato. Siculish è uno spettacolo teatrale che apre una pagina importantissima della storia dell’emigrazione italiana; la grande emigrazione. Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento si posero le basi per la nascita del melting pot multiculturale, linguistico e musicale. In Siculish, cantando le storie dei siculoamericani suggerisco dei parellelismi tra l’emigrazione di fine Ottocento e l’immigrazione dei nostri giorni.
- Fai tutto da solo o ha un’etichetta o comunque un produttore che ti sostiene?
I miei progetti sono tutti autoprodotti.
- Hai già altri progetti in cantiere?
Il prossimo progetto ha per nome ISH, del “Siculish” ne conserva la desinenza perché il linguaggio utilizzato sarà per metà siculish, l’altra metà dei brani sarà cantata in siculofrancese. Il siculoamericano per raccontare la strage di Monongah, il mix franco-siculo per raccontare la tragedia di Marcinelle. Due storie a specchio, il cui risvolto è propositivo perché i superstiti americani e quelli del Belgio decideranno di ricostruire sulle rovine degli incidenti più devastanti che hanno visto come protagonisti lavoratori italiani. Ish rappresenterà un momento importante del mio percorso artistico perché prevede un itinerario acustico, suoni e testi intimissimi che rispetteranno la scelta di suonare ed esibirmi in luoghi raccolti e familiari.
- Qual è una delle esperienze più belle legate alla tua carriera fino a oggi?
L’esperienza più bella rimane lo spettacolo sul Siculish realizzato al Teatro Arciliuto. Il pubblico romano ha digerito la lingua siculish grazie alla preziosa collaborazione della bravissima attrice Monia Manzo. Sulle note di Piera Mussardo ho avuto il piacere di cantare brani in siculo americano apprezzati da chi siculo non era. Bellissimo.
Siamo lieti di aver conosciuto questo bellissimo progetto e ringraziamo Cono Cinquemani per aver deciso di parlarne con noi. Vi invitiamo a seguirlo sul suo sito, sulla pagina Facebook, su Twitter e sul suo canale Youtube, per rimanere aggiornati su questo e sul suo nuovo progetto, ISH, che speriamo di poter vedere presto a teatro.
Non perdete la seconda intervista di oggi, nella quale ci occuperemo di un genere d’espressione molto diverso ma ugualmente interessante. Parleremo infatti col duo rap pugliese Carriapezzi e dei loro progetti.
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