Scopriamo chi è Silvio Siffu, in arte Sconforto, giovane artista sardo, che si racconta in un intervista in esclusiva a Musicisti Emergenti.
A che età ti sei innamorato della musica?
La musica mi è sempre piaciuta, il primo approccio vero e proprio lo ebbi quando mi regalarono la mia prima chitarra elettrica a 12 anni, una squier stratocaster, da quel giorno non mi staccai un attimo dalla musica. Ricordo comunque che quando ero molto piccolo amavo travestirmi dai cantanti che vedevo e imitarli mi faceva star bene. Direi che questa passione viene proprio dall’infanzia.
Hai avuto sostegno per portare avanti questo sogno?
Ho avuto un padre che nel suo piccolo mi è stato molto vicino. Però ho avuto la fortuna di essere stato abbastanza emarginato e incompreso da ragazzino, e dico “fortuna” perché, secondo me, senza questi aspetti, non sviluppi quell’istinto alla sopravvivenza che ti porta ad andartene.
Io son scappato a Milano grazie alle cazzate delle persone, quindi non posso che ringraziare. Senza quel disagio, non avrei mai avuto la forza di creare un qualcosa di importante.
Cosa fa scattare la penna sul foglio e ti fa scrivere una canzone?
In realtà i testi li scrivo sull’iphone [ride]. Niente in particolare. Ho notato che quando vivo un po’ la vita mi vien da scrivere molto di più, ma scrivo solo quando sto creando i brani. Se ho voglia, prendo il mac e produco un brano che esiste solo nel mio cervello, e di solito in due ore faccio la prod, scrivo e registro il testo. Tutto molto a caso: ho circa 60 brani completi e registrati, ma ne ho fatti uscire solo 10. Comunque più scrivo e più divento veloce nel farlo, come fosse un gioco di abilità.
Raccontaci la più brutta esperienza sul palco e come ne sei uscito?
Godamn! quando avevo la band una volta mi ubriacai così tanto, prima di suonare che, salito sul palco, non riuscivo nemmeno a parlare. Mi spogliai e rimasi totalmente nudo sul palco (ci sono ancora dei video in giro sul web). Alla fine, i carabinieri fermarono il concerto e io rimasi a vomitare in un angolo. Consiglio: Non bevete, fa male. Io sono diventato astemio per motivi simili.
Ti ricordi la prima canzone che hai scritto? Che età avevi? Di cosa
parlava?
La prima canzone che scrissi era una merda di 4 minuti, di cui 3 erano assoli di chitarra suonati male. Avevo un gruppo ancora più merdoso, con il quale suonavamo un po’, ma stavamo imparando, e quella roba era terribile. Dio mio, il batterista era davvero osceno.
C’è un musicista che veneri? Chi è? Come ha influenzato la tua musica?
Beh, prima di diventare cantante fui chitarrista, ma i miei chitarristi preferiti erano anche cantanti alla fine [ride]. Comunque direi, che ho grande stima per Jimi Hendrix, il più punx di tutti. Bellamy dei Muse, lui mi ha insegnato la sperimentazione e quanto una vocina acuta potesse avere un peso. Poi i Beatles mi hanno dato i sentimenti, l’amore, la tristezza. I Lagwagon mi hanno insegnato ad essere un pelo più spavaldo, in quel periodo non ascoltavo musica al di sotto de 190 bpm [ride]. E ora nella mia forma ultima devo dire che adoro artisti come Trippie Redd, The Kid Laroi, Lil Peep e tutta quella scena così audace da aver unito rap e rock come fosse la stessa cosa.
Cosa c’è nella tua playlist Spotify?
Mmm, è molto varia, ma c’è tutto quello che mi ispira negli ultimi giorni, se volete ascoltarla eccola:
SconfoList :(, a playlist by Silvio Siffu on Spotify
Le canzoni che mi ispirano aggiornate un po’ quando mi pare
open.spotify.com
Parlaci della soddisfazione più grande che ti ha dato l’aver preso questa
strada..
Beh, sicuramente aver aperto concerti di artisti assurdi che adoravo, soprattutto nell’ambito punk-rock quando avevo la band, ma non solo, aprii anche Salmo, ricordo, in una serata EPICA. Guadagnare i miei primi soldini, ma soprattutto il tour in Europa di un mese con la mia vecchia band. Son davvero cowntless le soddisfazioni provate, ma ora l’asticella si alza sempre di più, ed è sempre più complesso trovare della gratitudine.
Hai una o più muse ispiratrici?
L’odio verso mia Madre, è un po’ strana come risposta, ma più cresco e più mi rendo conto di quanto l’assenza di questa persona sia stata così annichilente nella mia vita. È come se mi mancasse sempre qualcosa, quel famoso discorso di sentirsi soli in mezzo alla gente. Potrebbe essere lei la mia musa?
Come hai passato la quarantena?
In modo orribile, in 30 mq di appartamento nella periferia Milanese insieme al mio ex producer, senza possibilità di far niente. Ho scritto tanta musica strana in quei giorni e ho provato la vera paura e paranoia. Credo di esser rimasto un pelo “toccato” da quell’esperienza. Posso dire che mi ha insegnato che le situazioni più avverse rivelano la vera luce oscura delle persone.
Come vedi il mondo musicale nel futuro post Covid?
Spero che si riprenda tutto al meglio, spero di poter reiniziare a lavorare in modo serio e non vedo l’ora di cantare davanti alla mia piccola ma fantastica fan base.
La nostra piattaforma si chiama Musicisti Emergenti. Cosa consiglieresti ai
musicisti emergenti?
La musica sarà sempre un Hobby finché non ci farete dei soldi sopra, e non ci pagherete le bollette. Una persona non diventa avvocato in due giorni, ma ha bisogno di un lungo percorso di studi e formazione. Lavorate alla vostra arte come fosse un impresa, nel bene, ma anche nel fottuto male perché la vita, amici, è fatta di compromessi!
Se volete saperne di più sul suo nuovo EP cliccate su https://musicistiemergenti.it/2020/08/attenzioni-il-primo-ep-di-sconforto/
G. Lo Russo
L’articolo Intervista in esclusiva a Sconforto, scopriamo chi è proviene da Musicisti Emergenti.