Cantautori emergenti | Intervista a Vittoria Fiorenza

0
1007

Dopo la breve parentesi dedicata all’ambiente del rap emergente nella nostra rubrica con le interviste a Mr Black e a Nero Ghiaccio, torniamo su uno stile più classico grazie ad una giovane ragazza della provincia di Milano: Vittoria Fiorenza, in arte Victoria. Legata alla musica da sempre, inizia a studiarla seriamente dall’età di 12 anni dopo essersi iscritta in un’accademia. Da allora Vittoria ha fatto parecchia strada e intende farne ancora di più. Scopriamo di più su di lei e sui suoi progetti futuri in ambito musicale.

 

Leggi il testo di questa canzone: Light My Way – Vittoria Fiorenza/RomeSnowShower

  • Parlaci un po’ di te: come e quando è iniziato il tuo legame con la musica?
    Mi chiamo Vittoria, ho 19 anni ed abito a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano. Sono bilingue dalla nascita: mia madre è originaria di Mosca, mentre mio padre è italiano. Da quando ero piccola, anche per farmi imparare il russo fin da subito, mia madre era solita farmi ascoltare tante canzoni proprio in questa lingua, con le musicassette. Ai tempi della scuola elementare mi venne regalata una pianola, e fu questo lo strumento che mi fece avvicinare maggiormente al mondo della musica. Trovavo il modo di scaricare dal vecchio eMule le prime canzoni che ascoltavo, lasciando spesso il computer acceso per tutta la notte. Dopo essere passata per danza classica e nuoto sincronizzato, a dodici anni mi sono finalmente iscritta a un’accademia musicale vicino casa.
  • Pensi che in Italia sia difficile emergere come cantautrice?
     Credo che, sfortunatamente, proprio in questi ultimi anni sia molto difficile emergere nel campo della musica. Cominciamo da un esempio molto semplice, quello degli studi: i licei musicali sono stati aperti solo di recente, quindi chi aveva aspirazioni di questo tipo non poteva frequentare le scuole superiori con questo indirizzo fino ad ora (tranne magari qualche liceo presso il Conservatorio, dove accedere è davvero difficile, visto l’alto livello richiesto). La Laurea in musica, in Italia, si può conseguire solamente attraverso il Conservatorio, il quale purtroppo esclude la musica moderna (ci si può laureare solamente in canto lirico oppure in canto jazz, il resto non è contemplato). La maggior parte delle scuole di musica private non rilascia alcun attestato riconosciuto ufficialmente né in Italia, né nell’UE. La maggior parte dei ragazzi che vogliono fare della musica il proprio mestiere sono costretti a portare in parallelo un altro studio presso le Università per avere una laurea universitaria tradizionale riconosciuta, proprio perché la musica non ha qui lo stesso valore di altre discipline, come le Lettere, le Lingue, l’Economia… Questo è proprio il mio caso, nonostante la scuola di musica che frequento attualmente rilasci un’abilitazione all’insegnamento dopo un corso apposta della durata di due anni. Nonostante mi piaccia portare avanti due grandi studi (la facoltà di Lingue e Letterature Straniere e l’accademia musicale), è difficile dividermi tra le due cose e districarmi fra i vari impegni. C’è da considerare anche il lato economico dell’investire in due studi universitari in parallelo: le scuole di musica più rinomate sono molto costose, e anche le attrezzature quali microfoni, strumenti musicali, amplificatori eccetera sono dispendiose, e di conseguenza tanti ragazzi sono costretti a lavorare per poterseli permettere.

 

Leggi il testo di questa canzone: Alive – Miki Fiorini/Vittoria Fiorenza

 

  • Quali sono state le difficoltà incontrate finora?
    Praticando l’ambiente musicale da ormai otto anni mi sono resa conto che quasi chiunque abbia un po’ di esperienza può permettersi di impartire lezioni di canto o strumento anche nelle scuole di musica di tutto rispetto, essendo la laurea in musica rara o difficilmente conseguibile. E’ vero che il talento musicale non si può misurare con la laurea: tanti musicisti erano dei fenomeni e non l’hanno mai avuta, ma insegnare significa in primis essere in grado di trasmettere le proprie conoscenze, con tanta dedizione e pazienza, ed essere bravi a suonare o cantare non significa necessariamente essere dei bravi insegnanti. Parlando di canto, posso dire che la nostra voce è lo strumento più particolare: è estremamente dipendente dal nostro stato psicologico ed è suscettibile a tanti fattori, dato che siamo noi stessi lo strumento. C’è quindi bisogno di una certa sensibilità per guidare un allievo: una scorretta impostazione iniziale può compromettere per sempre la futura crescita e carriera di un cantante. Io ho avuto fortuna nel trovare insegnanti competenti, ma mi sono resa conto di quanto sia complesso portare un allievo sulla strada corretta, e non lo può certo fare chiunque.
    Un altro grande problema che ho dovuto e devo tutt’ora affrontare è quello di esibirsi dal vivo nei locali di Milano e hinterland. Ormai la musica live è stata soppiantata da karaoke, DJ set o CD. I locali che fanno musica dal vivo sono veramente pochissimi, e quelli che sono rimasti chiudono in continuazione. Ad esempio, un locale storico di Milano come Le Scimmie ha recentemente chiuso dopo 34 anni di attività, dopo che è stato una rampa di lancio per moltissimi artisti. La stessa sorte tocca anche a molti locali minori. La gente non ha più interesse a venire a sentire un gruppo che suona live, quindi i pub sono spesso vuoti anche il sabato sera, e di conseguenza questo dà carta bianca ai gestori per non offrire alcun compenso ai musicisti, i quali, oltre a suonare gratis, si portano dietro attrezzature costosissime. Se sei fortunato vieni trattato con un minimo di decenza, ma se capiti con un titolare che non sa da quali strumenti possa essere composto un duo acustico, ad esempio, devi cominciare a preoccuparti: è molto probabile che ti tratti con disprezzo, senza avere idea del lavoro e dello studio che c’è dietro ad un’esibizione di due ore. Spesso, per riuscire a pagarti, ti impongono di portare gente di tua conoscenza come pubblico, in modo da darti la percentuale sull’incasso della serata. Ma se suoni più di una volta al mese, per di più in gruppo ristretto, per quanti amici si possano avere, non puoi certo insistere per farli venire ad ogni esibizione. Gli accordi scritti per i pagamenti a fine serata non esistono, e se la serata è andata bene magari tiri su un rimborso spese. Oltre a questo bisogna anche notare che la maggior parte del pubblico che trovi è maleducata, parla ad alta voce, non è abituata ad ascoltare e ad essere partecipe di una serata live e per questo spesso e volentieri bisogna alzare al massimo i volumi. Se canti in lingua inglese il problema è doppio, perché oltre a qualche giovane ben pochi lo capiscono, e la partecipazione del pubblico scarseggia ancora di più. Non dimentichiamo che per un musicista fare una serata vuol dire arrivare a fare il soundcheck prima che apra il locale, verso le 18, cominciare a suonare dopo le 22 e aspettare il pagamento anche alle 2 o alle 3 di notte ed è una grande spesa di energie. Tutto ciò però va fatto, perché un musicista deve per forza fare esperienza dal vivo.
  • Parlaci un po’ dei tuoi lavori più recenti e in particolar modo dell’ultimo.
    Ho all’attivo tre inediti. I primi due sono stati realizzati in collaborazione con il produttore Miki Fiorini e si chiamano Sunny ed Alive. Il primo è un brano carico di energia e positività, creato nella tradizione della musica dance ed è stato il mio primo lavoro in studio di registrazione. Per quanto riguarda il secondo pezzo, esso è un po’ più introspettivo. Anche il testo ha un carattere più riflessivo e si sofferma sull’emozione di sentirsi finalmente ‘vivi’ (‘alive’, appunto) a causa di un qualche avvenimento particolare o di una persona che ci ha fatto sentire tali, dopo tanto tempo in cui nulla ci colpiva più emotivamente. Il terzo brano, Light My Way, l’ho scritto sulla musica del produttore RomeSnowShower. Doveva nascere come una colonna sonora, ma poi è diventato una vera e propria canzone. Il tema che tratto nel testo è appunto una sorta di ‘illuminazione’ (‘light my way’ significa infatti ‘illumina il mio cammino’), che non deve essere necessariamente vista come qualcosa di spirituale, anzi. Può anche trattarsi di un evento speciale che riesce finalmente a farti luce, che ti aiuta a trovare una spiegazione, un po’ come incastrare l’ultimo pezzo di un puzzle.

 

Leggi il testo di questa canzone: Sunny – Miki Fiorini/Vittoria Fiorenza

 

  • Ti autoproduci o hai un’etichetta alle spalle?
    Nessuna delle due. Non ho al momento un’etichetta e nemmeno mi autoproduco. I produttori con cui ho collaborato mi hanno aiutata a far uscire questi tre pezzi, due dei quali sono su tutte le piattaforme digitali. Si è trattato quindi di collaborazioni tra me e loro che prevedevano la base musicale creata da loro e il testo curato da me, oltre ovviamente alla mia voce. Soprattutto il pezzo Sunny ha attirato l’attenzione di alcune case discografiche minori e indipendenti, ma stiamo ancora prendendo in esame la promozione che ci è stata offerta. Non nascondo che mi sto ancora informando riguardo a tutti gli aspetti legati alla promozione dei brani e dei diritti d’autore, dato che fino a poco fa era per me un mondo sconosciuto.
  • Hai già altri progetti in cantiere? E quali sono le tue aspirazioni per il futuro?
    Mi è sempre piaciuto scrivere testi, le canzoni mi vengono abbastanza spontanee e mi aiutano ad esprimere quello che provo. Dall’infanzia ho sempre studiato molto seriamente l’inglese, che ho continuato all’università, e ho del materiale da parte. Non escludo collaborazioni con i produttori, ma piano piano sto lavorando a pezzi esclusivamente miei da raccogliere in un EP autoprodotto. Vedrò che cosa mi riserverà il futuro!

 

vittoria fiorenza

 

  • Raccontaci alcuni dei momenti più belli che ricordi, legati alla tua carriera.
    Devo dire che per un musicista non c’è nulla di più appagante del momento in cui il pubblico presente in sala interagisce insieme a te. Ho suonato con il mio duo acustico voce-chitarra alle Scimmie di Milano, locale di cui ho parlato prima. Fortunatamente per noi, in entrambe le serate che abbiamo trascorso lì, il pubblico ha apprezzato sia il repertorio che avevamo preparato sia la nostra esecuzione, e fin dall’inizio della serata ha cantato insieme a noi. Ha partecipato molto ed è stata una serata davvero attiva da quel punto di vista. Entrambe le volte abbiamo chiuso con un bis e tanti applausi, e il clima era veramente bellissimo e festoso. Anche l’acustica della sala era molto buona e per tutti questi motivi l’aver condotto bene una serata su un palco così importante è stata una fantastica esperienza.

 

 

Grazie a Vittoria per averci fatto conoscere le sue idee e il suo mondo e vi invitiamo volentieri ad ascoltare i suoi inediti e a continuare a seguirla sulla sua pagina Facebook ufficiale e sul suo canale Youtube.

Noi torneremo domani con altre interessanti interviste. Nel frattempo potete recuperare le vecchie interviste su Wiki Proposte, continuate a seguirci!