Anteprima dell’intervista a Claire Audrin, scopriamo chi è

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Chiara Rigoli, in arte Claire Audrin, è una giovane cantautrice romana ma con l’anima “British”, con una grande esperienza alle spalle da musicista, autrice e videomaker.

Parlaci un po’ di te. Come ti sei avvicinata alla musica?

Ho sempre avuto la passione per la musica da quando ero piccola. I miei genitori mi regalarono una tastierina all’età di 6 anni e io mi divertivo a suonare le canzoni che conoscevo ad orecchio. Alle medie ho frequentato una sezione musicale dove ho imparato a suonare il pianoforte e agli inizi del liceo ho iniziato a suonare la chitarra da autodidatta. Il canto è sempre stata la mia passione principale, mentre lo strumento lo utilizzo come accompagnamento e per scrivere brani originali.

Quando è diventata necessaria la musica nella tua vita?

È sempre stata importante, ma è diventata necessaria quando ho scritto i miei primi brani: all’età di 14 anni scrissi una canzone d’amore per un ragazzo e fu una rivelazione poter mettere tutte le mie sensazioni in una canzone e potermi esprimere liberamente e sinceramente.

Come inizia il tuo processo creativo?

Dipende… a volte scrivo chitarra e voce o pianoforte e voce e altre volte parto da una ritmica e qualche nota di basso o pad. Da quando ho imparato ad usare Logic mi diverto a sperimentare e non utilizzare solo il metodo classico dello strumento reale, perché mi aiuta a spaziare più generi e differenziare un po’ i miei brani tra loro. Sicuramente però i brani migliori affrontano temi autobiografici di momenti critici e sono quelli che scrivo di getto con solo uno strumento a portata di mano.

Hai avuto crisi o dubbi durante il tuo percorso artistico? Raccontaci come hai superato i momenti difficili…

Il mondo della musica è un mondo difficile, pieno di competizione purtroppo, e bisogna avere molta fortuna, quasi più della bravura. Quindi i momenti di crisi sono tantissimi e li vivo quotidianamente… Li supero quando suono su un palco e mi torna la voglia di fare, scrivere, collaborare con musicisti e vivere la musica per quello che è: qualcosa di puro che viene dal cuore, senza regole, ne contest, vincitori o perdenti.

Che musica ti facevano ascoltare da bambino?

Ricordo i lunghi viaggi in macchina con i miei genitori quando andavamo in vacanza. C’erano ancora le cassette. Ascoltavo paradossalmente molta più musica italiana: Fabrizio De Andrè, Renato Zero, Edoardo Bennato, Nek, 883, Giorgia, Loredana Bertè. Per quanto riguarda la musica inglese ricordo che mio padre era molto fan dei Genesis.

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