Vasco conquista la Capitale. Un’altra volta

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Si è ripreso la Capitale un’altra volta il komandante Vasco Rossi. E’ successo per tre sere, in uno stadio Olimpico gremito, dove almeno tre generazioni di uomini e donne hanno ballato, cantano ed a volte pianto sulle note dei più grandi successi di Vasco e della sua combriccola.

 

Un successo senza tempo. C’erano coppie sposate con figli, adolescenti innamorati, studenti universitari e uomini e donne dai trent’anni in su. C’erano professionisti in camicia, uomini e donne in costume, ragazzine alle prese con qualche birra di troppo e si, c’era anche un po’ di marijuana. C’era davvero di tutto, in queste tre serate di concerti evento di Vasco Rossi che hanno riversato a Roma, complessivamente, più di 180 mila persone provenienti dal tutto il sud e centro della penisola.

 

Gli One direction: cosa c’entra il gruppo idolo delle teenager con il komandante? Effettivamente niente ma è indicativo di come Vasco Rossi riesca ad abbracciare almeno tre generazioni di persone. Nel prato, accanto ai genitori con tanto di fascette di Vasco, c’erano due ragazzine di sedici anni con la maglietta degli One direction. Quando Vasco ha cominciato a cantare le sue prime canzoni come “Mi si escludeva” o ” La Strega” loro si sono ammutolite ed hanno urlato al papà: “tu le canti tutte si vede che sei vecchio. Al concerto degli one direction non rimarrò zitta un attimo”.

 

La pecca: se si vuol cercare il pelo nell’uovo e quindi una pecca a queste serate, questo va trovato nella durata del concerto e nelle sue pause. Vasco è tornato, a 62 anni e dopo una lunga malattia. L’energia ed i brividi che dà la sua voce mentre canta autentici capolavori come “stupendo” o la più recente ” dannate nuvole” sono intatte. Se possibile, anzi, alcuni dei testi scritti negli ultimi anni sono ancor più poetici e riflessivi, rigati da quella vena di insistente malinconia che non abbandona mai il komandante. Il concerto però è stato decisamente più breve degli altri (poco più di due ore) ed intervallato da due pause  lunghe. La prima ha visto l’esibizione, durata circa dieci minuti, della bravissima e sempre più rock corista di Vasco, Clara Moroni, la seconda invece, più breve, ha visto il palco completamente spento anche se lo stadio non è mai stato in silenzio grazie ai cori dei 60mila dell’Olimpico. Come direbbe Vasco, però, ” siamo solo noi.. e poi fatti i cazzi i tuoi”